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Calcio, come il fair play finanziario ha fatto tornare le squadre in utile

(Getty Images)

La parola fair play finanziario è solita spaventare tifosi e club. Ma ha decisamente funzionato nel suo scopo originale, ovvero evitare che l’industria del calcio si trasformasse in un bagno di sangue per i proprietari. Lo dimostra l’ultimo studio della Uefa, presentato in questi giorni. Nel 2017, per la prima volta in 10 anni, i 718 club di prima divisione europea hanno finalmente generato utili, per una cifra complessiva di 600 milioni di euro. Un dato nettamente in controtendenza rispetto al recente passato: basti pensare che nel 2010 e nel 2011 – le due ultime stagioni prima dell’introduzione del fair play finanziario – le perdite erano state mostruose, rispettivamente a 1,6 e 1,7 miliardi di euro.

La trasformazione
Come si è arrivati a questa inversione? Sicuramente ha influito il boom dei diritti tv, dei premi legati all’accesso alla Champions e all’Europa League e delle sponsorizzazioni. In tal senso il 2017 è stato un anno senza precedenti, grazie a 1,6 miliardi di nuove entrate.

Un dato vale per tutti: oggi i club d’Europa fatturano sette volte quanto 20 anni fa. In aggiunta: ben 29 leghe su 54 hanno complessivamente i conti in attivo, rispetto agli appena 9 del 2011. In questo il fair play finanziario è stato un elemento chiave: limitare le spese del sistema calcio ha permesso ai ricavi di crescere in percentuale più degli stipendi dei giocatori per la quarta volta in cinque anni.

Abbiamo trasformato il calcio – ha spiegato con orgoglio il vice presidente Uefa, Michele Uva, nel recente Workshop ad Antalya, in Turchia – in un mercato redditizio. Per sei anni consecutivi abbiamo abbattuto le perdite e ora siamo un’industria in attivo. Il 2017 è un punto di svolta”.

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La situazione in Europa
Negli ultimi anni tanti club sono stati sanzionati con pene di varia natura. Alcuni con una multa salata: Manchester City e Paris Saint Germain nel 2014 furono costretti a pagare 60 milioni per non avere rispettato i vincoli del fair play finanziario. Altri sono stati esclusi dalle coppe europee. Per i debiti contratti e mai saldati, Malaga e Panathinaikos hanno perso la qualificazione alla Champions League in tempi diversi.

Il Milan passa dalla proprietà cinese al fondo Elliott: nella foto, da sinistra David Han Li, Yonghong Li e l’ad del Milan, Marco Fassone (Foto Ufficio Stampa Milan/Buzzi – LaPresse)

La situazione in Italia
La Roma nel 2014 è stata indagata dalla Uefa per le violazioni e dopo anni di plusvalenze è riuscita a sistemare le pendenze ed essere liberata la scorsa estate. Destino comune all’Inter, che però dovrà sottostare ancora per una stagione alla regola del pareggio di bilancio. Un punto di domanda pende invece sul Milan. Le cospicue perdite nel 2014-17 hanno portato a un lungo iter tra sentenze e ricorsi, con la decisione della camera giudicante della Uefa di escludere il club dall’Europa League ribaltata dal Tas di Losanna. Presto i nuovi amministratori del club, passato intanto di mano dal misterioso Yonghong Li al fondo Elliott, dovranno essere convocati per stabilire una pena equa.

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Fonte: WIRED.it
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