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Davvero in Italia sono diminuite le auto blu?

Auto blu fuori dal Quirinale (Foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

Le auto blu sono uno dei simboli più additati dei costi della politica. La battaglia per ridurle è partita nel 2012. E ha avuto uno dei picchi d’immagine nel 2015, quando l’allora premier Matteo Renzi annuncia su Twitter di voler vendere su Ebay le Maserati di Stato. Se si prende l’ultimo censimento del Dipartimento della funzione pubblica, nel 2017 le vetture in uso agli uffici pubblici, tra cui le auto blu, sono diminuite. Se ne contano 29.195, in calo di 774 veicoli rispetto al 2016. Se si considerano le sole auto blu, ossia i mezzi con autista per ogni ente (che siano esclusive o meno), le vetture scendono in un anno di 171 unità a 3.068.

Il calo è ancora più evidente se si confrontano i dati del 2014 con quelli dell’ultimo censimento. Allora circolavano 54.542 auto di stato, di cui 5.902 blu. In quattro anni, a conti fatti, ne sarebbe rimasta la metà. C’è da credere a una tale sforbiciata? Per Carlo Valdes, ricercatore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’università Cattolica di Milano, questo confronto “sarebbe fuorviante”. Nel giro di pochi anni sono cambiati i parametri per identificare le vetture di stato da censire. E quelle che fine al 2014 erano auto blu a tutti gli effetti nel 2017 non occorre che siano calcolate. Un decreto del presidente del consiglio dei ministri datato 25 settembre 2014 ha cambiato le carte in tavola.

Auto blu (2014)
Auto blu (2017)

Fino ad allora il censimento delle auto blu e di stato escludeva i mezzi per la sicurezza (come quelli della polizia), la salute, gli interventi stradali, la difesa e le ispezioni fiscali.

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Mentre, spiega Valdes, “nella nuova normativa sono state inserite esclusioni per tutte le auto di interi comparti della pubblica amministrazione”. Sono state escluse in toto le vetture dei vigili del fuoco e quelle dell’Anas. E anche quelle “per i servizi istituzionali delle rappresentanze diplomatiche e degli uffici consolari svolti all’estero”. “Un termine molto più generico, soprattutto ai fini della valutazione delle auto blu”, osserva il ricercatore. Con questo atto decine di auto sono svanite dal censimento.

I soli ministeri e presidenza del consiglio sono passati dalle 1.210 auto del 2014 alle 61 del 2017. “Un calo di queste dimensioni sembra però improbabile”, riconosce Valdes. È il caso del ministero della giustizia, passato da 839 auto a 4. Il numero non descrive un calo effettivo, perché la maggior parte delle auto blu erano parcheggiate in tribunali e procure. O di quello della difesa: da 287 a 5. Sono scomparse dal conteggio solo perché i parametri sono cambiati. “È quindi più probabile che le vetture “scomparse” siano state considerate come utilizzate per fini istituzionali e quindi escluse sia dal conteggio delle auto blu, sia da quello delle auto totali”, osserva il ricercatore.

In effetti il trasferimento di auto da una casella all’altra delle tabelle ministeriali è ammesso dallo stesso Dipartimento della funzione pubblica. “Nel caso dei Ministeri che hanno anche un’articolazione territoriale (es. Tribunali per il Ministero della Giustizia o Sovrintendenze per il Mibact) il dato delle auto di servizio è stato incluso, in coerenza con il Rapporto 2016, nella voce “Altri enti””, si legge nel rapporto. Se si osserva la casella Altri enti, tra 2016 e 2017 le auto aumentano di 744 unità.

In conclusione, per Valdes “che ci sia stato un calo è comunque probabile”, ma meno incisivo di quanto appare. Inoltre restano due buchi informativi nei nuovi censimenti. Il primo riguarda i dati di di immatricolazione e cilindrata. Dovrebbero essere dichiarati ma nel rapporto annuale non c’è traccia. Il secondo concerne le spese sostenute. Ministeri, regioni, comuni e uffici pubblici dovrebbero dichiarare l’esborso per il parco auto. Il dato, però, manca. E così la stima resta inchiodata al 2014: le vetture di stato costano tra 280 milioni e 350 milioni di euro.


Fonte: WIRED.it
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