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Saluti, hobby e biglietti da visita. Così si diventa perfetti giapponesi

Ci siamo sempre chiesti come fanno i giapponesi a mostrare in ogni occasione un livello di cortesia e buone maniere non paragonabili a qualunque altra popolazione. Per cominciare a capire come tutto questo sia possibile abbiamo sfogliato le pagine dello Shushoku-johoshi, (letteralmente «magazine per le informazioni sull’attività della ricerca del lavoro»), una rivista pubblicata una volta l’anno e distribuita a febbraio a tutti quei laureandi che inizieranno a lavorare ad aprile. Dentro c’è tutto quello che le nuove reclute devono conoscere per sopravvivere nella società nipponica.

Si comincia con le raccomandazioni per il saluto. Quando ci si incontra bisogna sempre essere i primi a scandire il buongiorno. Se si dice «buongiorno» dopo che l’altra persona lo ha già pronunciato non è più un saluto ma una semplice risposta, dunque risulta scortese.

Chi pensa che rispondere al telefono sia una pratica lasciata alla discrezionalità di ognuno si ricreda: bisogna rispondere sempre prima del terzo squillo perché la persona che chiama ha di sicuro qualcosa di urgente da comunicare, altrimenti userebbe la posta elettronica. Altra regola: rispondere alle e-mail di lavoro entro 24 ore e mai con una frase più lunga di 30 caratteri (giapponesi), altrimenti il testo risulterebbe di difficile lettura.

Lo scambio dei biglietti da visita ha un proprio rituale: il proprio biglietto va posizionato sul contenitore dei biglietti da visita (chi non ce l’ha se lo deve procurare) e nel momento dello scambio quest’ultimo va tenuto all’altezza del petto, sempre guardando negli occhi la persona che lo riceve. In quell’istante esatto va pronunciato in maniera chiara il nome della propria azienda e solo dopo il proprio. Ma non è finita qui. Se i biglietti da visita vengono scambiati nello stesso momento il proprio va sempre tenuto con la mano destra, ma prestando attenzione a ricevere il biglietto da visita altrui con ambedue le mani. I dettagli delle istruzioni dello scambio dei biglietti da visita tra 3 o più persone in contesti differenti è talmente intricato che c’è un’intera pagina dedicata solo a questo.

Il senso dell’ospitalità e delle buone maniere è qualcosa che si mostra anche indirettamente, ad esempio attraverso la posizione che si sceglie durante un viaggio in taxi o in ascensore. Se in taxi, la persona con lo status più alto (ad esempio il proprio capo) deve sedere sempre dietro al conducente, in mezzo deve sedere la persona con il secondo status più alto e accanto la terza. Quella dallo status più basso (che va ricordato è sempre il laureando ovvero il destinatario di questo manuale) deve sedere accanto al conducente. La ragione è che il posto da «copilota» è una sorta di assistente alla guida (può indicare il percorso), mansione ovviamente delegata alle nuove reclute. In ascensore la persona con lo status più alto entra ed esce sempre per prima. Quello dallo status più basso (ovvero colui che legge il magazine) deve entrare e uscire per ultimo, e sarà lui/lei a premere il pulsante dell’ascensore.

Si trovano poi suggerimenti per un’appropriata acconciatura: è altamente sconsigliato usare troppo gel o un taglio di capelli «troppo alla moda» (sic). Ci sono consigli sulla posizione dei piedi e i divieti alle donne di mostrare ginocchia o décolleté.

Se poi il laureando, magari spaesato per il suo ingresso nel mondo degli adulti, si ritrovasse con il problema di come usare il proprio tempo libero, niente paura, ci sono dei consigli specifici anche per questo: «Scegliti un hobby costoso, perché quando eri uno studente non te lo potevi permettere». Che sia viaggiare, guidare, andare ai concerti non importa, l’importante è che sia costoso, insomma un modo per ricordare a te stesso che non sei più quel micragnoso studente che passava i giorni ad abbuffarsi di cibi precotti.

Non mancano i consigli sull’amore, o meglio su come pianificare una serata romantica con il proprio partner: prenotare un hotel da minimo 700 euro a notte e portare la ragazza a cena in un ristorante francese.

Ovviamente non ci sono solo questi magazine a istruire i giapponesi sulla «vita da giapponese», perché le aziende stesse si preoccupano di organizzare campi di addestramento per meglio infondere tutte le minuziose regole e molto altro.


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